STORIA

La storia della Torre è lunga ed affascinante: simbolo del paese, si erge imponente con i suoi 30 metri di altezza, dominando la vallata del Tanaro, naturale confine tra le colline della Langa e quelle del Roero. La Torre, come appare oggi, è il frutto dei numerosi rimaneggiamenti e restauri subiti nel corso dei secoli. A base quadrata è realizzata in opera di laterizio, sorge su un basamento di pietra arenaria e arrivo fino all’altezza di 30 metri. In cima persistono ancora resti dei merli che formavano al tempo della realizzazione una corona. La parte inferiore fino a poco meno di due metri rappresenta una specie di pozzo centrale, con pareti piuttosto spesse. Più in alto si trovano due vani successivi coperti da una volta a botte, che sono già stati restaurati in passato. La torre è ripiena di terra fino a metà e si raggiunge l’entrata attraverso una scala a pioli dalla parte del fiume Tanaro.

Il primo documento che attesta la presenza di una torre a Barbaresco risale alla fine dell’XI secolo, in riferimento ad una fortificazione muraria volta a delimitare il ricetto comprensivo di “castello e la torre”. La posizione strategica di Barbaresco fu ritenuta così importante da parte del neonato Comune di Alba da far rientrare il borgo (il ricetto più il piccolo villaggio di capanne antistante) nei suoi confini territoriali. L’arrivo della famiglia Visconti nel XIV secolo segna un punto di svolta: il loro restauro della Torre prevede la demolizione della parte superiore della torre (i cui mattoni serviranno per la nuova Torre), così come lo smantellamento del ricetto originale e lo sbancamento di circa quattro metri di collina. La vecchia Torre viene dunque inglobata in quella nuova, costituendo l’ “anima” della prima parte (fino ai 13-15 metri). L’edificazione di muri anti mine, mi riuso del materiale precedente e la creazione di un ampio spazio tale da ospitare una guarnigione per le nuove esigenze militari, sono connotazioni che collocano la costruzione della nuova torre non prima della metà del XIV secolo Nella seconda metà del 1300, finito il dominio angioino si alternano i Visconti di Milano ed i Marchesi del Monferrato, fino al passaggio di gran parte del Piemonte alla famiglia Savoia nel 1631 (pace di Cherasco). In questo ambito, la Torre di Barbaresco si può collocare nel periodo visconteo, rientrando nel piano di difesa che i Visconti attuarono a difesa dei loro confini: il piano comprendeva, oltre alla torre, il Castello di Cherasco, la sistemazione di quello di Pollenzo e le modifiche alla Torre di S. Vittoria.

E’ probabile che non sia stata realizzata solo da operai e tecnici locali, in virtù della regolarità e perfezione dell’edificio, che fa pensare all’alta professionalità dei realizzatori. Nei secoli successivi, sotto il dominio dei Gonzaga, la Torre continua a rimanere parte della fortificazione di Barbaresco, anche se non si dispone di informazioni più dettagliate. Tra ‘800 e ‘900 la Torre passa di mano in mano a diverse famiglie locali: Galleani (nobili milanesi, trasferitisi a Barbaresco, in cui hanno costruito palazzo Galleani, meglio noto come “Il Castello”), Rocca, Cavazza (conosciuto come “padre del Barbaresco”), Stupino e Giacosa. In stato di totale abbandono (vi era nato infatti all’interno un ciliegio, la cui chioma fuoriusciva dalla sommità, ben visibile dal paese), la Torre viene ceduta nel 1982 al Comune di Barbaresco. Da qui, un lungo e laborioso restauro ha riportato l’edificio al suo antico splendore, a disposizione di tutti i visitatori che da Luglio 2015 possono averne accesso. La Torre oggi è così diventata, nella sua essenza, la perfetta sintesi di cultura, storia e paesaggio.

Siccome l’ingresso della struttura difensiva medievale è posto quasi a metà della sua altezza, si raggiunge attraverso un ascensore esterno panoramico, in grado di regalare un primo colpo d’occhio al panorama circostante. All’interno il Pozzo (estrema difesa approntata) è ricoperto da lastre di cristallo per ospitare la Reception e fare da partenza del secondo ascensore. Al primo livello (7 metri di altezza, con volta in mattoni) trova spazio una sala multimediale col “Racconto del Barbaresco”: luoghi, vigneti, uomini e storie, etichette e documenti storici che hanno reso grande questo vino; il racconto sarà fruibile autonomamente dai visitatori tramite moderne tecnologie interattive. Al secondo livello, illuminata solo da poche feritoie, la prima Sala di Analisi Sensoriale: uno strumento pubblico e di rappresentanza in una location altamente emozionale ma in possesso delle necessarie caratteristiche fisiche per poter funzionare egregiamente (temperatura, illuminazione costante, silenzio). La Sala avrà tre fruizioni diverse: una tecnica di Analisi Sensoriale, una più turistica di educazione dei sensi e una di vera e propria Sala di incontri e riunioni. L’ultimo livello è la Terrazza Panoramica a 30 metri dal suolo ma di fatto a oltre 200 dal fiume sottostante. Un panorama mozzafiato che si rincorre a 360° e permette di abbracciare l’intero mare di colline circostanti in un unico colpo d’occhio.